domenica 25 marzo 2007

Afghanistan: meglio celebrare un morto e tenere duro o salvare uomini e tentare di fermare la guerra?

Mastrogiacomo è finalmente libero!
Questa è la buona notizia che aspettavamo con ansia. Bisogna prendere atto del fatto che il Governo italiano si è mosso con metodo e la giusta determinazione che il complicato caso richiedeva. Onore al merito delle Istituzioni che pare abbiano saputo mantenere la propria e non facile posizione nel gestire una situazione estremamente delicata sia per la controparte con cui si aveva a che fare, sia per l'ostilità che altri soggetti alleati manifestano di fronte a quello che da loro viene definito "cedimento". E questo è un dato di fatto, al di là delle strumentalizzazioni di questi giorni!
Questa storia a lieto fine ci impone però alcune riflessioni su quanto succede in quel Paese; risulta immediato e doveroso sottolineare il ruolo svolto nelle trattative da chi istituzionale non è come Emergency, ma senza la cui determinante azione sicuramente sarebbe stato enomemente difficile venire a capo della vicenda.
In Afghanistan , tra la capitale Kabul e la città occidentale di Herat, l'Italia ha dislocato le sue truppe il cui mandato è perlomeno poco chiaro. In particolare ad Herat è presente anche un drappello di tecnici di Cooperazione Italiana, braccio operativo del Ministero per gli Affari Esteri italiano; il loro compito è seguire i progetti di cooperazione e ricostruzione in questa regione al confine con l'Iran.
I civili vivono in una situazione di promiscuità con i militari. Emergency è presente in Afghanistan dal 1999 e in questi anni ha costruito tre ospedali e 24 ambulatori che danno un contributo determinante al sistema sanitario nazionale. Ospedali e case in cui vive il personale espatriato dell'organizzazione sono sorvegliati da persone locali disarmate e le armi sono bandite all'interno di tali strutture. Nel sud del Paese, Emergency ha costruito e gestisce uno dei tre ospedali, il più recente tra quelli realizzati. Tutti i pazienti locali vengono accolti senza distinzione di appartenenza, civili adulti e bimbi che vengono coinvolti in bombardamenti e combattimenti oppure arrotati dalle auto che viaggiano a folle velocità, talebani combattenti.... tutti. Le uniche auto civili straniere circolanti a sud di Kandahar, che rappresenta in qualche modo la linea di demarcazione tra il nord e il sud del Paese, sono quelle di Emergency. Il logo dell'organizzazione si può considerare il miglior lasciapassare per muoversi, prudentemente, in quell'area destabilizzata (in realtà mai stabilizzata) e teatro dell'offensiva lanciata dall'ISAF.
Il fatto che sia stato indispensabile ricorrere all'intervento di Emergency per portare a buon fine le trattative dovrebbe suggerire qualcosa; chi ha maggiore credibilità in quel paese e perchè? Ha maggiore influenza chi si propone in maniera neutrale e producendo azioni di aiuto concrete oppure, chi al contrario è presente sul territorio armato e alleato di chi bombarda indiscriminatamente? La guerra, perchè di guerra si tratta, non può portare ad alcun risultato positivo, può solo produrre ulteriori malanni e un accresciuto distacco rispetto al Governo centrale all'interno del quale siedono i principali responsabili del disastro afghano.
Criminali che si sono anche recentemente votati una legge che prevede l'amnistia per i reati commessi nel passato e che continuano a dirigere i loro loschi traffici. L'Italia sta promuovendo una Conferenza Internazionale, unico modo per provare ad uscire dallo stallo per non dire dalla dramatica situazione in cui la Nato si è cacciata. Non sarà facile organizzarla, troppi sono coloro che non hanno interesse ad un evento del genere, bene fa comunque il nostro Governo ad insistere cercando alleanze dove è possibile trovarle ed anche dove appare improbabile.
E' possibile che in un auspicabile futuro ci sia necessità di truppe straniere in Afghanistan, ma quelle truppe non possono essere quelle che attualmente occupano il Paese. Non illudiamoci, le cose non si cambieranno in poco tempo, ci vorrà pazienza e determinazione, ma soprattutto sarà indispensabile pensare alla sicurezza del territorio, che non si può ottenere con azioni militari che indiscriminatamente colpiscono senza possibilità di distinzione.
La Conferenza Internazionale dovrà necessariamente coinvolgere tutti gli attori che attualmente hanno parte determinante nel controllo del territorio (e i talebani ne controllano una buona fetta) . Sarà sicuramente necessario togliere il substrato in cui si nutrono combattenti e signori della guerra (e del traffico illecito), dare diverse opportunità ai contadini (l'acquisto del raccolto per fini terapeutici, ma anche semplice per toglierlo dal mercato) non sarà facile e incontrerà molte difficoltà e ostruzioni, ma è l'unica via possibile al risanamento di quello Stato.
Le ONG possono avere un ruolo sicuramente più attivo rispetto a quello estremamente marginale che attualmente ricoprono
. Lo stesso Governo italiano bisogna che prenda atto che esiste il pericolo reale di un coinvolgimento diretto nell'attività bellica e che in quel caso una scelta sarebbe inevitabile. Cosa succederà se la guerra si sposta (e ci sono molti studi che prevedeono che ciò possa rapidamente accadere) o se i comandi Nato (da cui comunque dipende il contingente italiano) ci chiederà di intervenire direttamente nei combattimenti? Sono domande che sarebbe incosciente evitare e alle quali occorrerà trovare rapidamente risposte concrete, prima che sia troppo tardi.
Bruno Viol






AFGHANISTAN...MOLLIAMO LA GUERRA!

Con l’intervento di mediazione di Emergency, per la liberazione del giornalista Mastrogiacomo


HA VINTO LA DIPLOMAZIA DAL BASSO !
Ha vinto il dialogo contro il rumore delle armi !

Il Giorno 20 marzo 2007 la commissioni Esteri e Difesa del Senato ha cominciato a discutere gli emendamenti per il decreto sul rifinanziamento della missione in Afghanistan. I senatori Francesco Martone, Josè Luiz Del Roio e Lidia Manapace del Prc hanno posto all’o.d.g. della seduta al Senato di “di mettere al centro dei programmi di cooperazione civile il soddisfacimento dei bisogni primari della popolazione afgana, con un piano di sostegno ai rifugiati, la fornitura di alimenti alla popolazione e l'incoraggiamento all'auto produzione di cibo, a sostegno del principio della sovranita' alimentare”.

SOSTENIAMO
LA CONFERENZA DI PACE PER L’AFGHANISTAN



CIRCOLO PRC-SE TERESA NOCE DI AVIANO
http://prc-se-aviano.blogspot.com-rifcomaviano@gmail.com/











domenica 11 marzo 2007

mozione di adesione alla Campagna per la messa al bando delle armi nucleari “Abolition Now”




IL CONSIGLIO COMUNALE DI AVIANO

CONSIDERATO CHE



-le armi nucleari continuano ad essere la più grave minaccia alla sopravvivenza della
specie umana e del pianeta;le città sono state il bersaglio delle armi nucleari e rimangono vulnerabili agli effetti devastanti di questi armamenti;
-in questi anni stiamo assistendo ad una nuova rincorsa al nucleare da parte di Paesi (India, Pakistan e non ultimo Iran) che impegnando ingenti risorse economiche in questo dissennato progetto, di fatto sottraggono vitali risorse ai bisogni delle loro popolazioni;
-la Corte Internazionale di Giustizia ha approvato all’unanimità nel luglio 1996 una Pronuncia secondo la quale persiste un obbligo a perseguire in buona fede negoziati internazionali che portino ad un totale disarmo nucleare;
-i cinque Stati nucleari (Cina, Francia, Regno Unito, Russia, USA) alla VI Conferenza di Revisione del Trattato di Non-Proliferazione Nucleare, nel 2000; hanno assunto un impegno “inequivocabile” a intraprendere negoziati per arrivare ad un disarmo nucleare globale;
-secondo fonti autorevoli, mai ufficialmente smentite, l’Italia ospiterebbe tuttora 90 ordigni nucleari, di cui 50 nella base Usaf di Aviano, in palese violazione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare e che il nostro Paese ha sottoscritto in qualità di “Stato non nucleare”


PRESO ATTO



-di quanto riportato nel nuovo Statuto Regionale: “…. il Friuli Venezia Giulia persegue una politica di pace e di dialogo con tutti i popoli; promuove la cooperazione internazionale; ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; sostiene i processi di moratoria delle armi di distruzione di massa….”;


APPRESO


-che in seguito all’emanazione del Decreto Legislativo del Governo Italiano 17 marzo 1995 n.230 in attuazione delle direttive Euratom in materia di radiazioni ionizzanti “ PIANI DI EMERGENZA”, spetta alle Pubbliche Amministrazioni la predisposizione di piani di intervento in caso di incidenti nucleari e la loro divulgazione alla popolazione interessata;
-che alla domanda diretta a conoscere se esista o meno il Piano di Emergenza Nucleare previsto dall’art.118 del Dlgs 230\95 , presentata anche da numerosi cittadini della Provincia di Pordenone al Prefetto della stessa, e, che la risposta demandata al Viceprefetto aggiunto Dott. Merola , non è stata un si (esistono) o un No (non esistono). Ma il Viceprefetto Merola dice che: “ a suo tempo” è stato “officiato” in proposito il Ministero della Difesa.

INCARICA IL SINDACO

- di chiedere nell’interesse precipuo della cittadinanza di poter accedere come da L.241\90 agli atti documentali scritti, firmati e protocollati che sostengono l’affermazione del Viceprefetto aggiunto Merola “ a suo tempo”, e in base a quale norma il Ministero della Difesa abbia competenza “esclusiva” rispetto a tutti gli altri organi dello Stato;
-di farsi promotore entro 60 giorni dall’ approvazione dello stesso O.d.G.di un incontro con le Autorità Governative al fine di richiedere il rispetto del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, e di chiedere al Governo Italiano di aderire alla proposta della New Agenda Coation (Brasile, Egitto, Irlanda, Messico, Nuova Zelanda, Sud Africa e Svezia) per l’approvazione di un programma di disarmo nucleare;


DELIBERA INFINE


di predisporre, unitamente al Ministero della Difesa, Alla Prefettura, alla Protezione Civile ed alle altre Amministrazioni Locali, i Piani di Intervento da adottare in caso di incidente nucleare, in conformità alla legislazione vigente.



Per il Partito della Rifondazione Comunista Gruppo Consigliare Di Aviano
Ovviamente questa mozione è stata respinta dalla maggioranza del governo di destra che ha retto il Comune fino a febbraio 2007. Le motivazioni? Il Comune di Aviano ha problematiche più importanti delle atomiche USA piazzate sul nostro territorio (parole di Berto l'esperto).......e che contradditorio si può avere con stà gente.

domenica 4 marzo 2007

28 MARZO 2007 ORE 9.00

LA PRIMA UDIENZA E'STATA SPOSTATA DAL GIUDICE AL GIORNO:
28 MARZO 2007 alle ORE 9.00
Prende il via l'azione legale contro il Governo Usa per chiedere la rimozione delle atomiche da Aviano. Prossimamente maggiori dettagli; per il momento, segnatevi la data sul calendario!!

sabato 3 marzo 2007

Il fastidio per questa crisi da maschi



Inizio questa avventura del blog di partito con un omaggio a Teresa Noce, con il bellissimo articolo di Lidia Menapace.

Questo blog è aperto a chiunque, voglia confrontarsi civilmente



di Lidia Menapace
Una crisi brutta e certo non pienamente risolta. Il discorso di Prodi è stato buono, allineato con D’Alema sulla politica internazionale, migliore addirittura del discorso di insediamento e anche molto meno altezzoso delle dichiarazioni
rese nel corso degli ultimi tempi, che sembravano fatte apposta per irritare elettori e sostenitori. Ci sarà tempo per rileggerlo più attentamente perché invece ora a me preme parlare del carattere nominalistico e patriarcale dell’intero evento.
Stabilito che non esiste nell’attuale Parlamento altra maggioranza possibile, o una diversa maggioranza che Prodi sia disposto a dirigere, è obbligatorio trovare il modo di restare insieme. Le ragioni sono poi tutte quelle del programma, riconfermato, mentre Prodi ha lasciato in ombra il metodo del consenso nelle decisioni: vuole avocare a sé tutte le decisioni? Si vedrà.
Le code dell’infuocato dibattito sulla libertà di coscienza (nella maggioranza) e sulla discontinuità (con l’opposizione) ha mostrato la vecchiezza della cultura e del linguaggio politico maschile vigente, che sta diventando addirittura ridicolo.
Un tormentone della crisi è quello dell’esposizione delle coscienze tormentate. Ci si è accorti che le donne non hanno partecipato alla esibizione dei loro tormenti, dolori e imperativi di coscienza? Per esempio, Haidi Giuliani, che ha molti motivi di sofferenza, per la sua storia, la sua stessa identità politica e sociale, si
guarda bene dall’esternare. Ma non solo. Sono certa che molte di noi hanno lottato in questi giorni con l’impulso a “tirar fuori le viscere” e hanno preferito invece magari il silenzio, di fronte ad una situazione che richiedeva soprattutto capacità di analisi politica e nervi saldi.
Ma molti uomini della politica sembrano dimenticate le più elementari affermazioni sulla libertà, che datano in Europa almeno dall’Illuminismo, quando fu detto, ripetuto e sancito che la libertà di ciascuno si arresta quando incontra la libertà di un altro: la libertà è sempre delimitata dalla solidarietà tra umani. Nemmeno di questo si tiene conto. Esiste certo, e ci mancherebbe, la libertà di dissentire pubblicamente: è riconosciuta da tanto tempo ma rimane
nell’ambito verbale, non viene seguita da una azione diversa da quella stabilita dal gruppo del quale si fa parte, altrimenti viene meno qualsiasi regolamentazione dell’agire. Da quando poi Don Milani affermò che l’obbedienza non è più una virtù – e andava bene in un contesto di tradizionale
obbedienza chiusa ed acritica - non è detto che lo sia, meccanicamente, la disobbedienza.
Il fastidio tra le donne è grande, profondo e non riducibile: le vostre regole astratte, enfatiche, che poggiano sui vostri ego mostruosamente gonfiati fino a divenire per voi ogni giorno espressione delle sorti delmondo, senza il minimo senso del ridicolo né del limite, davvero non servono ad altro che a creare ingorghi e fare pasticci.
Dicevo del carattere nominalistico: l’opposizione insegue come uno
straccio rosso la parola “discontinuità”: se non c’è gongola, se c’è protesta,
indipendentemente dal fatto che esista. Nello stesso tempo però
oggi un suo rappresentante, e non dei minori, con un passato sindacale, ha
invocato una nuova “conventio ad escludendum” verso i comunisti: segno
di quanto sia importante rimanere nelle istituzioni, per non dare adito
ad una torsione fascistizzante della destra politica.
Noi donne andiamo avanti con la nostra cultura politica che tiene la sua visione
all’orizzonte e cerca di far passi in avanti per avvicinarvisi. Non sarebbe male che anche nelle istituzioni ci si rendesse conto di quanto essa sia diffusa nel paese, praticata ed utile: non vi accorgete che a Vicenza è nata una nuova forma di femminismo e di presenza politica della donne, come in No Tav, in No Vat, in Usciamo dal Silenzio?
Via via tutti i movimenti di cittadinanza sono alimentati nella loro concretezza e politicità non localistica,benché radicatissima nei territori, da molte donne.
Come al solito le istituzioni non se ne accorgono, Prodi dichiara che c’è un
problema e non si azzarda a dire come si potrebbe risolverlo: già un inizio di
saggezza. Tenete a mente il messaggio che vi mandiamo: primo, il patriarcato fa
acqua da tutte le parti, come anche la stampella del capitalismo è di scarsaefficacia, produce ingorghi e pasticci; secondo, non è detto che saremo in
eterno disposte a metterci le necessarie pezze anche se siamo brave a farlo.
Ma nel caso potremmo decidere invece di metterci a fare dei patchwork
progettati tra noi.
Le vostre regole astratte, enfatiche, che poggiano sui vostri ego mostruosamente
gonfiati fino a divenire per voi ogni giorno espressione delle sorti del mondo non servono ad altro che a fare pasticci